I precedenti di Spagna-Italia
Rieccoci, tre settimane dopo. La situazione non è cambiata, la Spagna è favorita dall’alto della doppietta euro-mondiale che fa bella mostra di sé nella bacheca delle Furie Rosse. Ma la Spagna continua a non riuscire a battere l’Italia in gare ufficiali da oltre 90 anni, dopo l’1-1 che ha dato il via alla corsa delle due squadre fino alla finalissima di Kiev. L’ultimo a segnare alla Spagna in una gara a eliminazione diretta è stato Zinedine Zidane, nell’ottavo di finale di Germania 2006 vinto per tre a uno dalla Francia. Quella è anche l’ultima sconfitta, sempre in gare a eliminazione diretta, per gli iberici, che da allora hanno poi perso solo con la Svizzera al primo turno del mondiale sudafricano. Sconfitta ininfluente, visto che a fine torneo Casillas avrebbe alzato la coppa al cielo. Se per l’Italia sarà dura scalfire questo muro di invincibilità, altrettanto si può però dire per gli spagnoli, almeno fino al novantesimo. Oltre alla già citata quasi centenaria imbattibilità azzurra, bisogna dire che è dal 1988 che l’Italia non viene sconfitta prima dei supplementari in una gara a eliminazione diretta. L’ultima a riuscirci è stata una nazionale che non esiste più, l’U.R.S.S., agli europei del 1988, con un due a zero senza appello sulla giovane nazionale di Azeglio Vicini. Da allora dolorose sconfitte ai rigori con Argentina, Brasile, Francia e Spagna, e gli ancor più dolorosi golden gol di Trezeguet, nella finale di Euro 2000, e del coreano Ahn, nel beffardo ottavo di finale del mondiale asiatico di due anni dopo. La statistica dice dunque che molto difficilmente la gara si deciderà senza l’ausilio dei tempi supplementari e, forse, dei calci di rigore. Se avrà invece la meglio la legge dei grandi numeri, per vincere prima sarà necessario trovare l’erede di Meazza e Baggio, due dei tre più grandi numeri dieci del nostro calcio, insieme a Rivera, autori dei gol che hanno permesso di eliminare la Spagna ai quarti di finale dei mondiali del 1934 e del 1994. Nel primo caso il Balilla segna con un imperioso stacco di testa, non certo un pezzo forte del suo repertorio, la rete che decide la gara di replay, dopo l’uno a uno del giorno prima. Alla Spagna non restano che le recriminazioni per la direzione di gara troppo permissiva nei confronti del gioco rude degli azzurri, che già nella prima partita avevano pareggiato dopo una carica dello stesso Meazza sul grande portiere Zamora, impossibilitato a intervenire sulla conclusione vincente di Ferrari e poi infortunatosi e costretto a saltare il secondo match. Tante ombre su quella gara, anche sospetti di corruzione sullo stesso Zamora, che sarebbe stato “convinto” a non disputare il replay. Nessuna su quella di 60 anni dopo, a parte la famosa gomitata di Tassotti a Luis Enrique, che sarà poi punita grazie alla prova televisiva. Lo scambio di colpi tra Dino Baggio e Caminero anima il primo tempo, ma a due minuti dal termine è il Baggio più famoso, Roberto, a punire l’imprecisione sotto porta degli spagnoli finalizzando un contropiede perfetto, che in due passaggi lo manda in porta partendo dall’area di Pagliuca. Le Furie Rosse si fermano ancora una volta a un passo dalla semifinale, mentre l’Italia arriverà fino in fondo, salvo perdere ai rigori contro il Brasile. Senza scomodare i miti, ci si potrebbe accontentare anche di un nuovo Gianluca Vialli. Il bomber scudettato con Sampdoria e Juventus, infatti, è il terzo ad aver fatto piangere gli spagnoli, in una gara dei gironi però. Parliamo del già citato Europeo del 1988, con l’Italia che ha pareggiato la prima con la Germania, mentre gli iberici hanno iniziato col piede giusto battendo la Danimarca. A Francoforte la partita la fa la Spagna, come da tradizione, ma sempre come da tradizione alla fine la spuntano gli azzurri, con una zampata di Vialli, appunto, a venti minuti dal termine. Con quel successo i ragazzi di Vicini mettono la freccia e si assicurano la semifinale, come detto persa contro i sovietici. E ora parola alla finale, gara destinata a mettere in secondo piano tutte le precedenti, vista l’importanza. Particolare da mettere in conto, le due squadre hanno vinto le ultime due edizioni dei mondiali e, con l’ultimo europeo “spagnolo” fanno sei anni di dominio, che adesso saliranno a otto. Con buona pace della programmazione tedesca, degli infiniti craques brasiliani, del danaroso ma esterofilo movimento inglese e degli eterni duellanti a livello individuale, l’argentino Messi e il portoghese Cristiano Ronaldo.