Non si rinuncia all'Europeo
Non ce l'aveva spiegato, Prandelli. Per lo meno, non in questi termini. "Se serve rinunciamo all'Europeo". Le parole, alla vigilia di Italia-Russia, sembravano di circostanza - e rottura - rispetto alla linea precedente. Quella dei Lippi, nel 2006, o dei Bearzot, nel 1982. Ci sono sicuramente cose più importanti di chi, per danaro, ha aggiustato le partite (e in questi giorni la natura ce ne sta dando esempio), così come è difficile pensare che una nazionale - e una nazione - come la nostra possa fermarsi sul calcio. Monti a parte, Prandelli ci ha regalato una sorpresa contro la Russia. Uno zero a tre meritato, con tantissime occasioni per i nostri avversari, un Maggio in bambola e pochissime note positive. "Rinunciare all'Europeo", ieri sera, è stato giocare una pessima partita, di fronte a una buona squadra ma decisamente inferiore: nonostante l'opacità della gara l'Italia ha avuto tre occasioni a tu per tu con il portiere avversario.
Primo gol a parte - da notare la facilità di dialogo degli avanti russi - la nostra nazionale ha preso due gol da dilettanti, di chi non ha davvero l'idea di cosa sta facendo. Dilettanti per modo di dire, perché la prestazione è stata da seconda categoria. Se è questo il modo di rinunciare all'Europeo, certo non può piacere.