I precedenti delle gare di oggi: 14 giugno
Italia-Croazia
Se esiste una bestia nera per l’Italia, una squadra che nonostante un nome non altisonante e una tradizione recente, sia sempre capace di metterla in difficoltà battendola spesso e volentieri, questa è la Croazia. Dall’indipendenza e dalla conseguente rinascita della sua rappresentativa, la nazionale a scacchi ha affrontato i quattro volte campioni del mondo in cinque gare, vincendone tre e pareggiandone due. A cominciare dal primo rendez vous, nel novembre del 2004. Si disputano le qualificazioni per l’Europeo inglese e i croati, che poi confermeranno il loro valore arrivando fino ai quarti di finale, compiono l’impresa di andare a vincere a Palermo, in casa dei freschi finalisti mondiali. Il due a uno finale non dice fino in fondo della netta superiorità mostrata nell’occasione dalla Croazia, a segno due volte con Šuker, prima del gol di Dino Baggio al novantesimo, utile solo per lenire l’amarezza. L’Italia, che era partita male pareggiando in Slovenia, riuscirà poi a riprendersi centrando la qualificazione come seconda e pareggiando a Spalato in dieci uomini, per l’espulsione immediata di Bucci, sognando anzi il successo grazie ad Albertini, prima del pareggio su rigore ancora di Šuker. Dopo uno zero a zero a Zagabria in amichevole, nel 1999, il nuovo appuntamento è fissato dall’altra parte del mondo. Per la precisione a Ibaraki, in Giappone, nel corso del mondiale organizzato dal Paese del Sol Levante e dalla Corea. Le due squadre arrivano al match con lo stato d’animo agli antipodi. La Croazia ha infatti esordito perdendo contro il Messico, mentre gli azzurri di Trapattoni hanno battuto senza problemi la matricola Ecuador. Ci sarebbe la possibilità di chiudere il discorso qualificazione, e la rete di Vieri a inizio ripresa sembra condurre in quella direzione. Invece, cinque minuti di buio portano alle reti di Olić e dell’ex perugino Rapaić. La sconfitta condizionerà il torneo dell’Italia, costretta al secondo posto e al fatale ottavo di finale con la Corea. Non andrà meglio nemmeno nell’ultimo incontro, nuovamente amichevole, disputato a Livorno nell’agosto del 2006, prima uscita dopo il trionfo di Berlino. Un’Italia sperimentale, la prima di Donadoni C.T., col solo Amelia in campo tra i 23 appena laureatisi campioni del mondo, viene facilmente battuta dai croati, con due reti nel primo tempo segnate dal brasiliano naturalizzato Eduardo e da un giovanissimo Luka Modrić, alla sua prima rete in nazionale. Un bilancio in netto passivo, dunque, eppure una vittoria da ricordare contro la Croazia esiste. Bisogna però andare indietro nel tempo, in piena Seconda Guerra Mondiale, all’aprile del 1942. In seguito all’invasione balcanica delle forze dell’Asse, in Croazia nasce uno stato indipendente filonazista che ottiene l’annessione alla FIFA e disputa sedici incontri, tra i quali, appunto, quello contro l’Italia di Pozzo. È un’Italia veramente forte, che senza guerra in quell’anno avrebbe dovuto difendere i due titoli mondiali consecutivi. Vi giocano ancora tanti campioni del mondo, dal capitano Rava, al compagno di difesa Foni, dal campione italo-uruguaiano Michele Andreolo, al fantasioso Biavati. Insieme a loro, tanti protagonisti dell’epopea del Grande Torino, che dall’anno dopo inizierà a dominare il campionato italiano fino alla tragedia di Superga. Valentino Mazzola, ovviamente, ma anche Loik, Gabetto e Grezar. Affrontare i modesti croati è una passeggiata per loro, che infatti vincono per quattro a zero. Ad oggi sono ancora gli unici capaci di battere la Croazia. Vedremo se riusciranno finalmente ad avere degli emuli.
Spagna-Irlanda
I precedenti tra Spagna e Irlanda si caratterizzano per una curiosa discrasia. Uno solo risale a una fase finale di un grande torneo, ben tredici si sono invece giocati durante le qualificazioni mondiali ed europee. Quell’unico precedente è relativo agli ottavi di finale del torneo iridato del 2002, giocato tra Giappone e Corea del Sud. La Spagna vi arriva con i logici favori del pronostico, ma gli irlandesi confermano ancora una volta la loro fama di squadra dura a morire. Il vantaggio immediato di Morientes viene vanificato proprio al novantesimo da Robbie Keane, su calcio di rigore. Si va ai supplementari e da lì, senza ulteriori emozioni, ai tiri dal dischetto. Nella fiera dell’errore, cinque su dieci, sbaglia un po’ meno la Spagna, che però vedrà interrotto il proprio cammino al turno successivo contro la Corea, ancora ai rigori. Molta meno fatica, la Spagna la fa per avere la meglio nei tanti scontri in fase di qualificazione. A partire dal 1964, quando si guadagna la semifinale europea (con tanto di organizzazione e vittoria del titolo) con un netto cinque a uno a Siviglia, ribadendo la sua superiorità anche a Dublino. Due anni dopo si replica, alla ricerca del pass per il mondiale inglese. I verdi vanno vicini all’impresa, costringendo le Furie Rosse allo spareggio di Parigi, vinto con la rete a dieci minuti dal termine di José Ufarte, attaccante di movimento dell’Atletico Madrid, che curiosamente svolse la prima parte di carriera in Brasile, giocando con Flamengo e Corinthians. Ancora pochi mesi prima del terzo atto, che arriva nel girone di qualificazione per l’Europeo del 1968. La gara di Dublino termina zero a zero, mentre al ritorno gli spagnoli si impongono agevolmente per due a zero. Per passare il turno, però, avranno bisogno proprio dell’Irlanda, che all’ultima giornata andrà a vincere in Cecoslovacchia, consentendo il sorpasso. Nonostante i progressi, l’Irlanda non va oltre il misero pareggio casalingo anche durante le qualificazioni per l’Europeo del 1984, chiudendo ben distante da spagnoli e olandesi, dominatori del girone. Per gioire bisogna aspettare fino al 1989, quando un autogol di Míchel regala una vittoria storica, perché permette di tenere a distanza l’Ungheria e guadagnarsi la prima fase finale di un mondiale, nel quale poi la formazione allenata da Jack Charlton si isserà fino ai quarti. Festa doppia, per irlandesi e Furie Rosse, anche nelle qualificazioni a Usa 94. Il girone vede la presenza della Danimarca campione d’Europa e vive su una lotta a tre all’ultimo punto. Alla fine prevalgono gli spagnoli, anche grazie al tre a uno di Dublino firmato da Caminero e dalla doppietta di Julio Salinas, prima del gol della bandiera di Sheridan. È una sconfitta che sembra vanificare il buon pareggio a reti bianche ottenuto dall’Irlanda a Siviglia, ma all’ultima giornata, complice la vittoria spagnola sui danesi, basta un pareggio in casa dei grandi rivali dell’Irlanda del Nord per tornare tra le migliori 24 squadre del mondo.