Vento d'Europa: da Gotze a Chamberlain, ecco i migliori talenti
E' sempre l'Europeo di qualcuno. Un giovane, spesso e volentieri, ma non solo. Perché nel calcio le attese vengono spesso stravolte, i valori in campo cambiano con la stessa velocità del tempo nella foresta pluviale salvo poi tornare normali solamente alla fine. Alle volte, nemmeno lì. Le prove ce le fornisce la storia, di dodici anni in dodici anni.
Nel duemilaquattro una Grecia ai limiti della fantascienza riuscii a vincere l'Europeo. Nikopolodis, Dellas, Zagorakis, Charisteas. Nel novantadue toccò alla Danimarca, che quella competizione manco doveva giocarla e deve ringraziare una guerra - quella nell'ex Jugoslavia, estromessa all'ultimo - per l'alloro destinato ai campioni. Non c'era il giocatore più rappresentativo, Michael Laudrup, in litigio col proprio allenatore, ma Schmeichel si confermò uno dei più grandi portieri di sempre. E poi Sivabaek, Vilfort, per non citare il fratello minore Brian Laudrup. Il 2008 fu l'anno di Andrey Arshavin.
Il suo Zenit aveva appena vinto l'Europa League tramite grandi prestazioni e i gol a grappoli di Pavel Pogrebnyak (infortunato e grande assente della competizione) e la Russia era una delle squadre con più talento dell'intero lotto. Velocità, accelerazione e capacità di far saltare gli schemi altrui. Caratteristiche che Arshavin ha in comune con un altro russo, il più giovane dell'intera spedizione in Polonia e Ucraina. Parliamo di Alan Dzagoev, ala del CSKA Mosca e della nazionale, uno dei grandi gioielli che potrebbero muoversi in quest'estate. Ha la grande capacità di adattarsi anche a destra, nonostante il suo ruolo naturale sia quello dell'esterno sinistro d'attacco. Compirà ventidue anni durante la competizione, ma dalla sua ha già centocinquanta presenze con il club dell'Armata Rossa. Chi, invece, è in rampa di lancio per completare il suo passaggio da grande giocatore a fuoriclasse assoluto è "Super" Mario Gotze. Vent'anni, fa parte della splendida Germania di Joachim Low. Un'accozzaglia di calciatori straordinari, comandati perfettamente e che stanno trovando la quadratura del cerchio in seguito alla doppia scoppola con la Spagna, tra Euro2008 e mondiale sudafricano. Alla bandiera a scacchi è stato eliminato Julian Draxler, fantasista dello Schalke, ma Gotze è sicuramente il miglior centrocampista offensivo della Bundesliga. Più di Thomas Muller o André Schurrle, altri due grandissimi - e giovani - interpreti della corazzata teutonica, che però sono in second'ordine: se il Borussia Dortmund è la migliore squadra di Germania un motivo c'è, e le giocate di Gotze - oltre a far vincere titoli - possono portarlo a livelli altissimi. Quelli di Cristiano Ronaldo e Messi, per intenderci. Proprio dal Borussia Dortmund arriva metà Polonia. La fascia destra è una sorta di trenino gialloblù, tra Piszczek e Blaszczykowski, in grado di dare qualità alla manovra e provvedere ai rifornimenti per la vera punta di diamante Robert Lewandowski, ventitré anni, anche lui agli ordini di Jurgen Klopp nella società della Ruhr. Attaccante completo, va in gol con una regolarità impressionante e in questa stagione ha tolto il posto a Lucas Barrios, costretto a emigrare in Cina (di fronte a 7 milioni di buoni motivi), e trascinato il Borussia al secondo titolo consecutivo con ventidue reti, alla prima vera e propria stagione da titolare indiscusso. Vanta un'ottima esperienza internazionale, avendo esordito (con gol) nel 2008, diventando il secondo più giovane marcatore di sempre della nazionale polacco. Di più, è un centravanti moderno, che ama svariare ma che si trova spesso e volentieri con la faccia verso la porta, diventando infermabile. Chi produce almeno un craque a edizione è l'Inghilterra. Quando non succede, gli allenatori inglesi comunque fanno discutere per le proprie scelte, capaci di dividere un paese sempre molto interessato alle sorti pallonare, ma più dalle riviste di gossip che per la mancanza di risultati. La cultura d'Oltremanica non bada troppo all'unoicsdue, ma più ai comportamenti tenuti fuori dal campo delle proprie superstar. Cosa amplificata, del resto, in nazionale, che dopo l'avvento di Capello (con le sue regole e il codice comportamentale) si è preferito un altro allenatore straniero come Roy Hodgson. Che, però, non potrà contare sull'astro nascente Jack Wilshere, talento cristallino ma fisico altrettanto. Le zero presenze di quest'anno lo portano a essere ineleggibile per l'impegno continentale, ma al suo posto arriva Alex Oxlade Chamberlain, il teenager più pagato di sempre. Basti pensare che non ha ancora diciannove anni, è costato dodici milioni di sterline e, con Walcott, può essere considerato l'arma segreta per un 4-3-3 da urlo. Anche se Rooney e Danny Welbeck, la coppia titolare dello United, preferirebbero giocare entrambi. Chamberlain comunque partirà dalle panchina, per dimostrare - a partita in corso - di potere far parte tranquillamente di una selezione mai così ricca di talento, nonostante la mancata chiamata a Sturridge o Agbonlahor, Rodwell o Cleverley. La convocazione, invece, è arrivata puntuale nella buca delle lettere di Phil Jones, difensore versatile del Manchester United, un altro destinato a fare parlare di sé per almeno un decennio, fors'anche due.
La sua statura, non troppo elevata a dire la verità, lo aiuta negli uno contro uno e nei recuperi difensivi, ma anche in zona offensiva si fa sentire grazie alle zuccate sempre poderose. Alla prima stagione con il Manchester United è diventato uno dei punti saldi della formazione di Sir Alex Ferguson: le sue scorribande sulla destra mettono in ambasce quasi tutte le difese. Menzione speciale, invece, per Jetro Willems, il ragazzino della competizione, il più giovane calciatore a fare parte di un torneo comunque vecchio, con solamente una decina di giocatori nati dal 92 in poi. Willems, dicevamo, nato il 30 marzo 1994. Per contestualizzare il dato: Silvio Berlusconi appena eletto presidente del Consiglio (per la prima volta), la Grecia in guerra e la Lega perde metà dei suoi voti. Sembra una vita fa, ma non è poi cambiato molto. In un'Italia sconquassata dalle polemiche, lacerata dalla crisi, provata dal terremoto e indignata per il calcioscommesse si spera che questo sia l'Europeo di Balotelli. Che la Danimarca del 92 l'ha vista solamente nelle VHS.