Diamo i voti: Top e Flop 11 di metà strada
Top 11 (4-2-3-1)
Casillas: garanzia di serietà, la gran partita con la Croazia è lì a dimostrarlo.
Debuchy: molti storcevano il naso prima dell’Europeo, qualcuno lo pagherà (molto) più caro dopo l’Europeo.
Hummels: carisma e physique du role, tre partite di grande personalità.
Mellberg: la nave svedese affonda come la Regalskeppet Vasa, lui è l’ultimo ad arrendersi.
Jordi Alba: ultimo arrivato nella Roja, assorbito immediatamente dal sistema-Del Bosque. Avanti così.
Cabaye: in Italia si sono accorti adesso di lui, eppure un anno fa lo potevi prendere dal Lilla a metà dei soldi che chiede ora il Newcastle. Il vero metronomo dei Bleus.
De Rossi: gioca, bene, due partite in un ruolo non suo. Si conferma uno dei pochi Azzurri di reale respiro internazionale. Teniamocelo stretto.
Krohn-Dehli: scarto dell’Ajax, punisce i suoi ex compagni con il gol-partita contro l’Olanda. Ala veloce e fantasiosa, si prende a 29 anni il meritato palcoscenico internazionale.
Dzagoev: se la Russia è uscita non è certo per colpa sua, anzi. I rimpianti più grossi li ha la stella del CSKA, perché poteva essere l’uomo copertina dell’Europeo. Se non farà scherzi, è tutto rimandato al 2018, a casa sua.
Jiracek: due gol determinanti e tanto agonismo con cui ha risollevato di peso la Repubblica Ceca.
Mandzukic: il bomber che non ti aspetti arriva dalla Croazia. Fisico e tecnica, ha sfruttato bene la vetrina. A Wolfsburg aspettavano con ansia l’Europeo, c’è poco da fare.
CT Roy Hodgson: raccogliere due mesi fa una Nazionale in mille pezzi e riportarla tra le prime otto d’Europa, con quel girone, è stata una grande impresa. Quattro anni di contratto con la FA restano comunque troppi.
FLOP 11 (4-2-3-1)
Szceszny: la sua espulsione con la Grecia ha mandato a rotoli l’Europeo della Polonia, che da quel momento non ne ha più azzeccata una.
Van der Wiel: il confronto con CR7 è stato umiliante. Inizio a nutrire dubbi sul reale spessore internazionale del Pendolino dell’Ajax.
Ignaschevich: un errore ma gravissimo, perché spalanca a Karagounis la strada verso il gol che manda incredibilmente a casa la sua Russia.
Heitinga: un grande avvenire dietro le spalle, e in Ucraina lo ha dimostrato con generosità.
Boenisch: nessuna colpa in particolare, ma è il simbolo del grigiore che ha caratterizzato l’Europeo della Polonia. Altro che “fattore campo”…
Alou Diarra: contro la Svezia, con lui al posto di Cabaye la differenza di cilindrata si è sentita eccome. Meglio non esagerare con il minutaggio.
Van Bommel: il fatto di essere il genero del Ct Van Marwijk non ha giovato alla sua popolarità. Resta inspiegabile altrimenti non solo la sua convocazione, ma anche la sua titolarizzazione nelle prime due partite. Non è tutta colpa sua, ma se c’è un simbolo nel disastro Oranje, quello è lui.
Robben: un palo contro i danesi, poi il nulla o quasi. Necessario “resettare” l’ultimo biennio e ripartire da capo. Il tempo c’è ancora.
Thiago Motta: degli azzurri è apparso il meno ispirato. Il ruolo di trequartista contro l’Irlanda non lo ha aiutato.
McGeady: degli irlandesi era il più atteso, fortificato dalla campagna di Russia allo Spartak, e anche per questo la delusione è stata molto forte. Sempre sostituito, sulla sinistra non ha fatto la differenza che ci si poteva aspettare.
Van Persie: un gol contro la Germania quasi fuori tempo massimo è un bottino un po’ magro per il capocannoniere della Premiership. L’Arsenal nel frattempo chiede 37 milioni di €, con il contratto in scadenza tra un anno. Chi chiama la neuropsichiatria?
Ct Advocaat: sin troppo facile infierire su Van Marwijk. Per me la vera occasione l’ha persa la Russia, e il suo Ct ha peccato nel non tenere alta la guardia dopo l’inebriante 4-1 alla Repubblica Ceca. La condotta di gara contro la Polonia, a posteriori, grida vendetta.