Italia, bene così ma non esaltiamoci. Il difficile inizia ora...
Il rischio di risultare impopolare è alto, ma credo valga la pena correrlo. Separando – a fatica – l’adrenalina della mia parte tifosa, felice dopo una serata appagante come poche, e l’oggettività che invece richiede un’analisi seria, mi sento di dover spegnere una discreta parte degli entusiasmi riesplosi attorno alla Nazionale azzurra. Lo stesso Prandelli nel post-partita ha evidenziato a più riprese la “generosità” del gruppo, una qualità che storicamente, da Ciccio Graziani in su, ha sempre portato in alto il nostro calcio, ma che non può essere la nostra arma principale, ora che ce la giocheremo con le altre sette migliori d’Europa.
Intendiamoci, la base è positiva. Contro l’Irlanda il ritorno al 4-3-1-2 ha innanzitutto restituito all’Italia degli esterni all’altezza della situazione, con Balzaretti e Abate in grado di proporsi in avanti e nel contempo di vincere a mani piuttosto basse i duelli con Duff e McGeady, i due giocatori di maggiore spessore del centrocampo del Trifoglio. Paradossalmente, l’opacità maggiore è arrivata a centrocampo, dove il dislivello tra Andrews e Whelan e gli azzurri era sulla carta indiscutibile, ma non è stato pienamente tradotto sul campo. Sia chiaro, l’Italia non ha rischiato nulla di concreto, ma prima del raddoppio di Balotelli si avvertiva la forte sensazione di “già visto”, di un errore potenzialmente fatale sempre pronto a fare capolino.
E' emersa soprattutto una difficoltà a costruire, e a concludere ciò che si costruisce, che sembra un problema più di uomini che di sistema di gioco. La scelta di collocare Thiago Motta come trequartista si è rivelata poco felice, perché l’ex interista a una forma non impeccabile ha aggiunto la difficoltà di un ruolo non del tutto suo; lo stesso Cassano, al di là del gol, si è visto relativamente poco, mentre pur non segnando Di Natale si è rivelato elemento prezioso. E Balotelli, caricato a mille dalla panchina e dalle strigliate di Ct e compagni, ha colto “l’ultima occasione” per lasciare il segno e mandarci ai quarti. Ma non è casuale il fatto che i due gol siano arrivati da palla inattiva.
E allora? Io la butto lì: nel probabile quarto contro la Francia manterrei il sistema di gioco attuale, ma con qualche ritocchino. I tre di centrocampo non si toccano, perché là in mezzo servirà qualità per spezzare il prolungato possesso palla della formazione di Blanc in fase di impostazione; ma in attacco, io proverei la coppia Balotelli-Di Natale. Due punte complementari tra loro: il primo si è sbloccato, e rimetterlo in panchina sarebbe difficile, oltre che forse poco lungimirante. Di Natale, con la sua rapidità e la sua tecnica sarebbe invece perfetto per mettere in difficoltà la coppia centrale Rami-Mexes, lenta e poco ermetica di suo. E alle loro spalle? Diamanti ha fatto bene nel finale di Poznan, ma io lancio (metaforicamente) il sasso: un Cassano trequartista sarebbe davvero così fuori posto? Secondo me no.
Ps non ho nominato apposta né Spagna-Croazia, né il fantomatico “biscotto”. Detto che il recupero di Danzica ha fatto tremare un po’ tutti, mi auguro che dal prossimo torneo si pensi solo a come vincere le proprie partite, padroni del proprio destino, liberi da calcoli, liberi dal dover ringraziare chicchessia, e liberi dal doverci poi scusare, con chicchessia.