Loew ha voluto stravincere. Chi fermerà la locomotiva tedesca?
Difficile restare indifferenti al carico di significati extracalcistici che Germania-Grecia portava con se’. Una partita che in un altro momento storico sarebbe stata derubricata a semplice formalità per i tedeschi era diventata in pochi giorni la sfida tra le due anime dell’Europa calcistica e non: difficile, anche per noi italiani, non provare un po’ di umana affinità con la lotta per la sopravvivenza del popolo greco, così ben trasposta sul campo dalla Nazionale di Fernando Santos.
L’idea che lo “spread” tra le due squadre, altissimo sulla carta, venisse quantomeno ridotto dalla componente emozionale era realistica, considerata l’aleatorietà del calcio e la tigna mostrata dalla Grecia nelle tre partite della fase a gironi. In realtà, non c’è stata davvero partita, perché già nel primo tempo, ancor prima del faticoso vantaggio di Lahm, era chiaro il leit-motiv di una gara giocata a una sola metà campo: la Germania creava gioco e la Grecia difendeva eufemisticamente con undici uomini dietro la linea della palla, di fatto rispettando (eccezion fatta per Samaras) la misteriosa consegna del Ct di non oltrepassare per nessun motivo la linea della propria trequarti.
Ha vinto meritatamente la Germania, perché a tutto c’è un limite e un successo ellenico ottenuto con quell’ostruzionismo così plateale sarebbe stato davvero troppo. Tuttavia, le scelte di Joachim Loew sono destinate a far discutere e a confondere le idee in vista di una semifinale che potrebbe vederci protagonisti, se domenica tutto dovesse andare bene. L’esclusione di Muller, Podolski e Gomez dall’undici titolare va letto su due livelli, uno emozionale e uno pratico. Sotto l’aspetto emozionale, è chiaro che Loew ha voluto esibire una dimostrazione di forza e muscoli al cospetto non tanto della Grecia, quanto del resto della concorrenza. In una partita dal rischio relativo, il Ct tedesco ha voluto mostrare al resto d’Europa la grande qualità a disposizione, la prova tangibile che cambiando i fattori non cambia il risultato. Una qualità diffusa che è emersa anche là dove forse meno la si aspettava: pensiamo alla prova sottotono di Schweinsteiger, oscurato da un Khedira formato super e non solo per il gol del 2-1.
A livello pratico, il turnover, seppure così massiccio, si è rivelato necessario per dare un po’ di fiato a giocatori reduci da una stagione massiccia e logorante, soprattutto i due del Bayern. I grandi tornei si vincono distribuendo bene le energie all’interno della rosa: nel calcio del 2012 non ha più molto senso parlare di 11 titolari e 12 riserve, ma di un gruppo dove tutti, chi più chi meno, hanno la loro fetta di visibilità e coinvolgimento. Avere Gomez, Podolski e Muller riposati per la semifinale sarà un vantaggio non da poco.
Chiusura sulla Grecia, che esce con l’onore delle armi che si rende ai valorosi guerrieri cantati da quelle parti alcuni millenni fa. Le preoccupazioni di oggi sono ben più grandi, e l’augurio è che, così come il Samaras giocatore aveva centrato il pareggio sul campo, anche il Samaras premier riesca… a pareggiare il bilancio forse no, ma almeno a rientrare in partita. Di sicuro questo Europeo ha aiutato molto la Grecia a recuperare affetto e simpatia dal resto del Continente, e non è poco.