OLANDA, CHE BOTTA! MA LA GERMANIA DA' UNA MANO
Premesso che perdere una partita nella fase a gironi non è un dramma – Spagna 2010 docet – sono stato abbastanza facile profeta nell’esprimere alla vigilia le mie perplessità sull’Olanda. La sconfitta contro la Danimarca è stata figlia dei due problemi già evidenziati nei precedenti editoriali, con l’aggiunta di un terzo e decisivo intoppo. Innanzitutto, Robben e Sneijder non sono al meglio e si vede. Al di là di un discorso di condizione, mi paiono lontani anni luce dalla gioiosa freschezza che espressero con le loro giocate al Mondiale di due anni fa: ora c’è la consapevolezza che le cose non girino più come prima, e la nervosa frustrazione di vedere anche i propri lampi di genio sventati dalla malasorte. Difficile spiegare altrimenti il momento personale di Arjen Robben, che in realtà è in una relazione complicata con la dea bendata già da due anni e dalla famosa occasione di Johannesburg.
A questo va aggiunta la friabilità di una difesa che, nel momento in cui non beneficia più dell’adeguato filtro di centrocampo, mostra tutti i suoi limiti. La coppia centrale Vlaar-Heitinga non è oggettivamente di livello europeo, mentre hanno bene impressionato i terzini, soprattutto quel Jetro Willems classe’94 e più giovane di quasi tutti i ragazzi che in contemporanea a Gubbio davano vita alla finale del Primavera Inter-Lazio (a proposito: complimenti all’Inter, e un “bravo” anche ai biancocelesti). Detto che non si può clonare Stam, ci sono pesanti responsabilità di Stekelenburg nell’azione del gol decisivo di Krohn-Dehli. Se a tutto questo – già noto – aggiungiamo il crollo delle uniche certezze, i gol di Van Persie e Huntelaar, ecco che il quadro appare spietato ma inevitabile. Eppure la vittoria della Germania, chiaramente candidata a vincere il girone, tiene giù il Portogallo e apparecchia la tavola per una volata per il secondo posto che potrebbe riservare qualche sorpresa.
Già, perché la Danimarca si è rivelata squadra tosta, dalla buona tenuta e in grado di dare fastidio a chiunque, con un pizzico di buona sorte. Ironico il fatto che a segnare il gol vittoria sia stato Michael Krohn-Dehli, centrocampista cresciuto in Olanda nel RKC Waalwijk, poi sedotto e abbandonato dall’Ajax, dove fu poco più che una meteora. Un dato interessante, accompagnato dal fatto che dei 14 giocatori danesi scesi in campo a Kharkiv, ben 6 giocano o hanno giocato in Eredivisie. Per non parlare del CT Morten Olsen, per il quale gli Oranje avevano pochi misteri. Mercoledì con il Portogallo avremo la prova del nove per capire se la nuova Danish Dynamite, seppur meno esplosiva dell’originale, sia in grado di fare ancora il botto.
E oggi pomeriggio, l’Italia. Io sono moderatamente ottimista.