La Polonia che sfidò Guardiola

La Polonia che sfidò GuardiolaTUTTOmercatoWEB.com
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
venerdì 1 giugno 2012, 16:36Camera con WISLA
di Mattia Todisco
Marziani blaugrana e alieni biancorossi, quattro anni prima dell'Europeo.

Il mio primo contatto con Cracovia avvenne in quel di Barcellona. In una vacanza solitaria nel cuore della Catalogna, decisi che tra i luoghi a cui rendere visita non potesse che esserci il Camp Nou, tempio della Spagna anti-franchista e luogo di culto per gli amanti moderni del calcio. Già allora, agli albori dell'era Guardiola (correva l'agosto del 2008, Barça-Wysla fu l'esordio del Pep) i blaugrana erano una delle squadre più spettacolari al mondo, pur reduce dalla pessima chiusura di un ciclo e dall'uscita di scena di tre colonne portanti dei precedenti successi: il tecnico Rijkaard, Ronaldinho e Deco. Eto'o si era salvato per il rotto della cuffia dalle epurazioni estive, sarebbe stato per altri due anni Campione d'Europa in carica con altrettante maglie. Difficile immaginare allora che Guardiola avrebbe vinto tutto al primo tentativo o che pagare la miseria di 18 euro per un preliminare di Champions' League mi avrebbe fruttato compagnie minoritarie nella quasi totalità del pubblico di casa. Capitai infatti in mezzo ai tifosi polacchi, in una frangia più tranquilla rispetto a quella urlante ed etilicamente elevata che si ergeva a pochi metri da me. I torsi nudi e arrotondati si sprecavano, io guardai seduto la partita in religioso silenzio, gustandomi il 4-0 di un ottimo Barça. Al triplice fischio mi toccò aspettare più di un'ora per poter lasciare l'impianto, ma i festosi polacchi mi avevano fatto un'impressione altrettanto buona rispetto alla squadra di casa. Appassionati, sperduti in un calcio anni luce più avanti del loro, in mezzo ai “Krakow Krakow” ripetuti come una litania, anche di fronte al disarmo dei biancorossi. Pensai che avrebbero meritato miglior fortuna in vista del ritorno e a Cracovia finì 1-0 per il Wysla. Bella soddisfazione, battere i futuri campioni. Tra meno di una settimana, allo sbarco nella terra degli Europei, saluterò l'evento acquistando una sciarpa. Non la porterò con me in tribuna stampa, ma un occhio sugli spalti lo lancerò volentieri, sperando che la fortuna colga Prandelli come quattro anni fa fece con Guardiola.